MELFI (PZ)



Dista da Monteverde: 20km

Costruita su un colle vulcanico al piede settentrionale del Monte Vulture, a 530 m.s.m., citata dallo storico romano Plinio, prende il nome dal fiume Melpes. L’intera zona denominata Melfese è stata sede di insediamenti Neolitici nella pianura lungo il fiume Ofanto. Nuclei abitati del IX-VIII secolo a.C., dell’Età del Ferro, si sono individuati sulla collina del castello e nel centro medievale, con corredi funebri di tipo Dauno; insediamenti Lucani si sono trovati sulle colline di Valleverde e dei Cappuccini, con necropoli del V sec. a.C. I relativi reperti archeologici sono raccolti nel Museo Archeologico Nazionale del Melfese, ospitato nel Castello Normanno-Svevo. In epoca longobarda la città viene fortificata divenendo importante centro del Gastaldato di Acerenza e nodo commerciale. Nel IX secolo è governata da funzionari imperiali bizantini; nel 1037 diviene sede vescovile e, nel 1041, centro politico del Ducato di Puglia e di Calabria; nel l043,è la capitale del nuovo Stato Normanno, fulcro centrale della loro potenza contro i Bizantini, Il papa Niccolò II convoca, nel 1059, il Concilio di Melfi, nel corso del quale investe Roberto il Guiscardo del titolo di Duca. Successivamente ospita altri Concili e, ampliata, viene dotata di una nuova e robusta cinta muraria che, dal castello, racchiude tutto il centro medievale, munita di cinque porte: Porta Calcinaia, Porta Bagno, Porta Venosina, Porta S. Antolino e Porta Troiana. Le emergenze della città murata sono i grandi complessi religiosi con le chiese di S. Andrea, S. Teodoro e S. Maria dei Longobardi nella zona alto-medievale e la Cattedrale con i monasteri nell’ampliamento normanno. La Cattedrale, dell’XI secolo, al limite del borgo alto-medievale chiude il tracciato verso la Porta Venosina, asse viario principale della città normanna. Nel 1089 il papa Urbano II inizia da Melfi la predicazione per la prima crociata; nel 1130 vi si tiene il Concilio dell’antipapa Anacleto, durante il quale Ruggero II viene nominato “re di Sicilia e Duca di Puglia e Calabria”. Ai Normanni succedono gli Svevi con l’imperatore Federico II (1194-1250) che sceglie Melfi “porta d’Apulia e baluardo Svevo” come residenza estiva; vi istituisce una “scuola di logica” e, nel 1231, vi promulga le”Constitutiones Augustales” o ”Costituzioni Melfitane”, redatte da Pier della Vigne e Taddeo da Sessa. Nel 1266 sopravviene la dinastia Angioina con Carlo I che affida a Riccardo da Foggia e Pietro d’Angicourt i lavori di ampliamento e rafforzamento delle difese del castello. La presenza della corte Normanna e dell’amministrazione Sveva porta a Melfi molto personale; secondo questa politica, proseguita dagli Angioini, il fiorentino Niccolò Acciaioli, finanziatore di questi, nel 1350, diviene il primo feudatario della cittadina. Città demaniale tra i beni della Regina Sancia nel 1392, gli Acciaioli vengono sostituiti dai Marzano che lasciano il feudo ai Caracciolo. I quali radunano a Melfi una corte di letterati e di artisti che, implicitamente, produce interventi di rinnovo urbano sui maggiori complessi edilizi della città e, nel 1472, viene trasformato il nucleo centrale del castello in Palazzo Comitale. Il Caracciolo, nel 1485, prende parte alla “Congiura dei Baroni”, ordita contro Re Ferrante d’Aragona; sventata la congiura il re fa giustiziare, tra gli altri, anche Giovanni II Caracciolo, confiscandone tutte le proprietà. Nel 1528, in conseguenza del conflitto tra Aragonesi e Francesi per il possesso del regno, Melfi viene saccheggiata dall’esercito francese guidato dal Lautrec; dopo la riconquista spagnola è assegnata al principe d’Orange. Quindi all’epoca vicereale, viene concessa ad Andrea Doria, vivendo una condizione di emarginazione. Le grandi famiglie di proprietari terrieri e professionisti, consolidatesi con l’occupazione francese, producono ulteriore rinnovo urbano con le prime costruzioni fuori le mura. Alla soppressione delle comunità religiose la famiglia Severino acquista l’ex Convento delle Carmelitane, trasformandolo in residenza; in tale periodo vengono costruiti i palazzi Araneo, Murano ed il Municipio. Nel XIX secolo avviene una ristrutturazione sostitutiva del l’antica edilizia e, alla fine del secolo, sorgono i palazzi Pierro, Andretti ed Aquilecchia. Nel 1930 un evento sismico danneggia i maggiori complessi monumentali e, più profondamente, l’antica edilizia minore. Nel 1728 i cittadini insorgono contro una gabella sulla farina, nel 1832 si ribellarono ancora per ottenere la quotizzazione delle terre demaniali, infine, nel 1861, una nuova ribellione proclamò la restaurazione del governo borbonico.

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